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Omelia | 8 settembre 2025 - Natività della Beata Vergine Maria

P. Felix Usman (NIG)

I thank God and St. Augustine to be able to preside and to preach a homily.

Felix Usman

OMELIA SULLA FESTA DELLA NATIVITA DELLA BEATA VERGINE MARIA 08-09-2025
Letture: Mic 5:1-4; Sal 13:6-7; Mt 1:1-16,18-23
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Carissimi Fratelli in Cristo,

Nel nome di Dio e del nostro Santo Padre Sant'Agostino, ringrazio il nostro Priore Generale, Rev.mo Padre Alejandro Moral Anton, OSA, e i membri del Consiglio Generale per avermi concesso il raro privilegio e per avermi invitato dalla lontana Nigeria a presiedere e a tenere un'omelia a questa grande assemblea dei definitori capitolari. Sono felice di visitare nuovamente Roma e di incontrare oltre 88 frati provenienti da diverse nazioni e circoscrizioni del nostro Ordine. Possa la Madonna, Madre del Buon Consiglio, istruirci tutti durante i restanti giorni e settimane di discussioni e deliberazioni.

Che gioia è riunirci assieme, fratelli provenienti da tutto il mondo, qui nel cuore della nostra Chiesa, a Roma. Come Agostiniani, siamo uniti non solo dal nostro Padre comune, Sant'Agostino, e dalla nostra Regola condivisa, ma dall'abbraccio universale della Chiesa, la cui madre è la Beata Vergine Maria. Ed è il suo compleanno, la sua Natività, che celebriamo oggi – un giorno in cui la Chiesa gioisce nell'alba cha annuncia il Vero Sole.

Le letture odierne illuminano magnificamente questa sacra alba.

Michea, nella sua profezia, parla di Betlemme, la più piccola tra le tribù di Giuda, dalla quale "uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le cui origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti". Sappiamo che si tratta di Cristo, nato a Betlemme. Ma prima del sovrano, deve esserci il vessillo. Prima del Re, deve esserci la Regina Madre. Prima del Sole, deve esserci la Stella del Mattino. La nascita di Maria non è una semplice nota storica a margine; è l'inizio divinamente orchestrato della nuova creazione, la primizia della salvezza, la terra stessa da cui sarebbe germogliato il germoglio salvifico. Lei è la figlia di Sion, preparata dall'eternità a portare la pace.

Seguendo, il Salmista canta con una gioia che riecheggia nei secoli: "Ma io confido nella tua grazia, e il mio cuore esulta nella tua salvezza. Canterò inni al Signore, perché mi ha fatto del bene". Questo è il canto del cuore di Maria, fin da bambina. È il canto di ogni anima fedele che riconosce la bontà di Dio, e raggiunge il suo culmine nel suo Magnificat. Oggi ci uniamo a quell'antico coro, perché nella nascita di Maria vediamo il primo segno tangibile dell'immensa bontà di Dio, la promessa della salvezza che si avvicina.

E il Vangelo di Matteo, con il suo elenco apparentemente arido di nomi, esplode improvvisamente di prodigio. La genealogia traccia la discendenza di Giuseppe, il padre putativo, attraverso generazioni di storia umana, evidenziando le radici profondamente umane del nostro Signore. Ma poi, lo schema si interrompe. Leggiamo: "Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù, chiamato Cristo". Si noti lo spostamento deliberato: non "Giuseppe generò Gesù", ma "dalla quale [Maria] nacque Gesù".

Maria è la sola, l’unica. La sua origine non deriva dalla generazione umana in senso ordinario, ma dall'atto creativo singolare dello Spirito Santo. Lei è il cardine della storia della salvezza, il punto in cui il divino irrompe nell'umano in un modo nuovo e del tutto inedito. Lei è colei il cui fiat avrebbe riscritto il destino dell'umanità, permettendo all'"Emmanuele - Dio con noi" di diventare una realtà vivente.

Fratelli, come Agostiniani, in che modo la Natività di Maria parla ai nostri cuori inquieti per Dio?

Sant'Agostino, profondo ricercatore della verità, comprese il primato della grazia. Maria, "piena di grazia", è l'incarnazione vivente dell'amore gratuito di Dio. La sua stessa esistenza è una testimonianza del potere della grazia di preparare, purificare ed elevare un'anima al divino. Per noi, che ci sforziamo di vivere "un'anima sola e un cuore solo, rivolti a Dio", Maria è il modello perfetto di interiorità. Meditava queste cose nel suo cuore (Lc 2,19), tenendo stretti i misteri di Dio, lasciando che plasmassero il suo stesso essere. In un mondo pieno di rumore e distrazioni, il suo "sì" silenzioso e contemplativo ci richiama alla sorgente della presenza di Dio in noi.

La sua umiltà, "Ecco la serva del Signore", è la resa radicale con cui lottò lo stesso Agostino: la resa dell'io alla volontà divina, la vera libertà che si trova nell'obbedienza. La sua obbedienza le aprì le porte del cielo; la nostra obbedienza, per quanto imperfetta, permette a Dio di operare attraverso di noi per il bene della Chiesa e del mondo.

Pensiamola come la Madre della Chiesa, la Madre della nostra famiglia agostiniana. Da ogni continente, da ogni cultura rappresentata oggi in questa cappella, possiamo guardare a Maria come alla nostra Madre comune, che ci unisce in Cristo. Ella trascende ogni confine, ogni lingua, ogni divisione umana. È il paradigma ultimo di quell'unità nella carità a cui la nostra Regola ci chiama.

Quindi oggi, mentre celebriamo il compleanno di Maria, non limitiamoci ad ammirarla da lontano. Lasciamo che ci ispiri. Coltiviamo la stessa profonda interiorità, ascoltando la Parola di Dio e meditandola nel nostro cuore. Abbracciamo l'umiltà, confidando nel piano di Dio per noi, anche quando richiede sacrificio. Viviamo con quella sicura speranza e gioiosa lode del Salmista, perché Dio è stato davvero buono con noi, donandoci una Madre così. E portiamo suo Figlio, Gesù, l'Emmanuele, in un mondo inquieto, proprio come lei lo ha portato nel suo grembo e lo ha nutrito con la sua vita.

Che la Madonna, Madre del Buon Consiglio, Mater Boni Consilii, Madre dell'Unità, Mater Unitatis, e Madre nostra, ci mantenga sempre fedeli al nostro carisma agostiniano e ci guidi, con una sola mente e un solo cuore, più vicini a suo Figlio, mentre attendiamo l'emergere di un nuovo Priore Generale e del suo consiglio nelle prossime settimane o giorni.
Amen.

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