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Papa Leone XIV al 188° Capitolo Generale dell’Ordine: “La vocazione religiosa è prima di tutto un’avventura d’amore con Dio”

  • 16 set
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 24 set

Papa Leone XIV è giunto la mattina del 15 settembre nella sala dove erano riuniti i Padri capitolari. All’unisono, i nostri fratelli agostiniani si sono alzati in piedi per cantare a Sua Santità “Tanti auguri a te” sia in italiano che in inglese. Il Santo Padre aveva compiuto settant’anni il giorno precedente, domenica 14 settembre, festa della Santa Croce. Questo momento di accoglienza è stato toccante, con una miscela di solennità e familiarità. Nel suo discorso, ha sottolineato quanto sia cruciale coltivare l’interiorità per rafforzare la missione; ha insistito sull’importanza dell’umiltà come atteggiamento che conduce alla comunione e ha spiegato che è l’amore, e non le regole, a essere alla base di ogni proposta vocazionale, come mostra con la sua vita lo stesso Sant’Agostino.


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Terminati gli auguri, il Santo Padre ha ringraziato per la generosità il Priore Generale uscente, P. Alejandro Moral, e ha chiesto agli agostiniani di tutto il mondo di sostenere, anche con la preghiera, il nuovo Priore Generale, l’agostiniano statunitense P. Joseph L. Farrell, sottolineando che questo servizio all’Ordine comporta una complessità sempre maggiore.


Il Capitolo Generale è un’occasione per pregare insieme e riflettere sul dono ricevuto, sull’attualità del carisma e anche sulle sfide e problematiche che interpellano la comunità. “Mentre si svolgono le diverse attività, celebrare il Capitolo significa mettersi in ascolto dello Spirito – ha osservato Papa Leone XIV – in un certo senso in analogia con quanto diceva il nostro padre Agostino, sottolineando l’importanza dell’interiorità nel cammino della fede: «Non uscire fuori di te, ritorna in te stesso: la verità abita nell’uomo interiore» (De vera religione, 39, 72)”.



Il tornare a sé stessi, lungi dal significare una fuga dalle responsabilità, serve come rinnovamento dell’impulso spirituale e pastorale: “Ritornate a quel primo amore della vostra vocazione, alla fonte della vita religiosa e della consacrazione, per poter offrire luce a coloro che il Signore pone sul nostro cammino. Riscoprite la relazione con il Signore e con i fratelli della propria famiglia religiosa, perché da questa comunione d’amore possiamo trarre ispirazione e affrontare meglio le questioni della vita comunitaria e le sfide apostoliche”.


Tra tutte le questioni su cui hanno lavorato i Padri capitolari in queste due intense settimane di lavoro in sessioni plenarie e per gruppi, Leone XIV ha posto particolare enfasi sulle vocazioni e sulla formazione iniziale. In questo senso ha voluto ricordare quell’esortazione di Sant’Agostino: «Amate ciò che sarete» (Sermo 216, 8).


“Un’avventura d’amore con Dio”


 La questione vocazionale è probabilmente una delle grandi sfide che si pongono alla Chiesa nel suo insieme, non solo nell’Ordine di Sant’Agostino. Il Santo Padre ha fatto riferimento all’errore di concepire la formazione religiosa come un insieme di regole da osservare o di cose da fare.


 La cosa più importante è non perdere di vista che al centro di tutto c’è l’amore, poiché la vocazione nasce solo quando si percepisce l’attrazione di qualcosa di grande, di un amore capace di nutrire e saziare il cuore: “Per questo, la nostra prima preoccupazione dovrebbe essere aiutare, specialmente i giovani, a intravedere la bellezza della chiamata e ad amare ciò che, abbracciando la loro vocazione, potranno diventare. Si tratta prima di tutto di un’avventura d’amore con Dio”.


Il Papa ha spiegato che anche Agostino ha posto l’amore al centro della sua ricerca spirituale e intellettuale, e che non è mai possibile giungere alla conoscenza di Dio solo con la ragione e con un insieme di informazioni teoriche. Si tratta, prima di tutto, di lasciarsi sorprendere dalla sua grandezza, di trovare l’impronta di Dio in ciò che accade e soprattutto di amarlo e farlo amare.


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Umiltà


Nel suo intervento nell’auditorium del Pontificio Istituto Patristico Augustinianum, il Santo Padre ha voluto ricordare, come già aveva fatto nella Messa di apertura del 188° Capitolo Generale, un concetto fondamentale nella vita religiosa che non perde mai attualità: l’umiltà.


 “A coloro che studiano – ha detto – Sant’Agostino suggerisce generosità e umiltà, che nascono proprio dall’amore; dalla generosità di comunicare agli altri le proprie ricerche, affinché queste possano giovare alla loro fede; e dall’umiltà per non cadere nella vanagloria di chi cerca la conoscenza per sé stesso, sentendosi superiore agli altri per il solo fatto di possederla”.


Carità


Nell’essenza della spiritualità agostiniana vi è anche la vita comunitaria, la cui testimonianza ha un grande impatto in un mondo che tende a chiudersi in sé stesso, lasciandosi trascinare da un individualismo feroce che ci separa da Dio e dagli altri; una realtà, secondo le parole del Santo Padre, dalla quale non sono esenti nemmeno i membri che rendono possibile l’esperienza comunitaria nell’Ordine.  “Il dono ineffabile della carità divina è ciò che dobbiamo tenere presente se vogliamo vivere pienamente anche la vita comunitaria e l’attività apostolica, condividendo i nostri beni materiali, così come quelli umani e spirituali. Rimaniamo fedeli alla povertà evangelica e facciamo in modo che diventi il criterio per vivere tutto ciò che siamo e ciò che abbiamo, compresi i mezzi e le strutture, al servizio della nostra missione apostolica”. 



Vocazione missionaria


Fin dalla prima missione nel 1533, gli agostiniani hanno annunciato il Vangelo in molte parti del mondo, prendendosi cura delle comunità cristiane locali, dedicandosi all’educazione e all’insegnamento, alla promozione della cultura e del Vangelo, donandosi per e con gli ultimi, gli emarginati, attraverso le numerose opere caritative e assistenziali che l’Ordine ha realizzato e continua a realizzare nelle circoscrizioni in cui è presente.


Il Papa ha affermato con fermezza e serenità che questo spirito missionario non deve spegnersi e che deve essere accompagnato da una gioia umile, da disponibilità al servizio e da apertura alla condivisione della vita del popolo di Dio.


Dopo il suo discorso, Papa Leone XIV si è messo in ascolto dei fratelli capitolari, che gli hanno presentato una serie di questioni molto varie riguardanti il futuro della Chiesa, il ruolo della vita contemplativa nell’Ordine e la risposta che, dalla spiritualità agostiniana, si deve offrire “ai dolori del mondo”.



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Sant’Agostino: una teologia incarnata per scoprire Dio nella nostra umanità


Come ha spiegato il Santo Padre, nella vita spesso i momenti di festa coincidono con quelli di difficoltà, e questo porta molte persone a perdere il senso della vita o a vivere profonde crisi di fede. “Come agostiniani, la risposta nasce dalla nostra vicinanza alle persone, per ridere o piangere con loro – ha sottolineato –. Sant’Agostino non scrive una teologia teorica, ma una teologia incarnata, e parla di come scoprire la presenza di Dio nella nostra umanità”.


Il Papa ha riportato la riflessione al cuore dell’autentico spirito agostiniano, in questo caso alla vita comunitaria, invitando a una vera comunione di vita, per celebrare e piangere insieme; per poter testimoniare, anche attraverso la vita condivisa con i nostri fratelli, Gesù morto e risorto.



I rappresentanti al capitolo delle circoscrizioni con presenza in Africa hanno voluto sapere cosa il Papa si aspetta da loro, e Papa Leone XIV ha risposto che la vitalità della Chiesa in Africa è una ricchezza per l’Ordine. Ha ricordato loro che è fondamentale che giovani e anziani siano in dialogo, valorizzando la loro presenza, il loro entusiasmo e la giovinezza delle loro vocazioni per sostenere quei territori che attraversano una fase di ritirata e scarsità vocazionale: “Nella Chiesa e nell’Ordine abbiamo bisogno di ascoltarci meglio gli uni gli altri; giovani e anziani, radici e tradizione, per vedere cosa possiamo offrire e testimoniare”. 


Il “tesoro” della vita contemplativa femminile nell’Ordine e per la Chiesa


Tre madri agostiniane hanno rappresentato e fatto conoscere al 188° Capitolo Generale il lavoro delicato, prezioso e fondamentale che le nostre sorelle svolgono nel silenzio all’interno delle cinque federazioni di agostiniane nel mondo. Il Santo Padre ha sottolineato che la vita contemplativa è “un tesoro” di grande valore per l’Ordine e per la Chiesa, affermando che forse, nel corso della sua storia, non è stata adeguatamente considerata o promossa.  “Dobbiamo riconoscere la grande ricchezza che l’Ordine ha avuto grazie alla sua presenza e ai suoi diversi carismi. La Chiesa non può vivere esclusivamente di chierici, di uomini. La presenza della donna è di grande importanza in molti ambiti, non solo nella vita contemplativa e consacrata”.



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Al termine del dialogo, i Padri capitolari, le religiose e i laici che hanno partecipato al Capitolo hanno potuto salutare uno a uno il Santo Padre e condividere con lui alcuni brevi momenti.


Una visita attesa, desiderata, che ha rinnovato e dato slancio ai Padri capitolari e a tutte le realtà che compongono l’Ordine e che, nella giornata del 15 settembre, sono state accanto a lui. In un tempo segnato da sfide e opportunità di ogni tipo, il suo messaggio è stato chiaro: solo attraverso l’interiorità, l’umiltà, la carità e la comunione fraterna la vita consacrata potrà continuare a essere luce nel mondo.

Il Capitolo Generale si presenta dunque come un’assemblea impegnata nella missione affidata dalla Chiesa all’Ordine. Un tempo di grazia che ci aiuta a riscoprire, insieme, il cuore del carisma agostiniano.





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