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Il presidente del Capitolo Generale dell'Ordine ricorda ai fratelli capitolari che “la bellezza della nostra storia continua a svilupparsi”

  • 24 set
  • Tempo di lettura: 4 min

Mercoledì 3 settembre, il presidente del Capitolo Generale Ordinario dell’Ordine di Sant’Agostino, l’assistente generale Joseph L. Farrell, ha rivolto alcune parole ai frati capitolari in questi giorni di discernimento, durante i quali i nostri confratelli sono chiamati a eleggere colui che sarà il nuovo Priore Generale, il suo consiglio e la linea guida da seguire per l’Ordine nel prossimo sessennio. Riportiamo di seguito alcuni frammenti del suo discorso.


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Sei anni fa, ho avuto l’onore di rivolgermi ai partecipanti all’apertura del Capitolo Generale Ordinario del 2019. In quell’occasione introdussi il tema della narrazione come filo conduttore delle mie riflessioni. Sappiamo che le storie fanno parte della nostra tradizione umana. La bellezza della nostra storia come agostiniani è che essa continua a svilupparsi. Non esiste un capitolo finale. Non c’è un epilogo da leggere alla fine per poi chiudere il libro. Possiamo continuare la nostra storia, aggiungendo sempre nuovi capitoli. Riunendoci in questi giorni a Roma, celebriamo e partecipiamo ancora una volta al 188º Capitolo Generale dell’Ordine.


Dall’ultima volta che ci siamo incontrati, abbiamo accolto numerosi nuovi membri nelle nostre comunità; abbiamo anche perso fratelli che hanno varcato la soglia della vita e stanno ricevendo la loro ricompensa eterna. Abbiamo fondato nuove comunità e missioni, e abbiamo dovuto chiudere e concludere altri ministeri nei quali abbiamo servito per molti anni. Siamo stati messi alla prova dagli orrori della guerra, della fame, della violenza e delle catastrofi naturali in molte parti del mondo, rispondendo generosamente in vari modi ai bisogni di coloro che sono stati colpiti da tali calamità.


Il rapido sviluppo della tecnologia, e in particolare dell’intelligenza artificiale, ci ha presentato nuove e affascinanti possibilità, mentre al tempo stesso riconosciamo la necessità di seguire un cammino di prudenza di fronte ai pericoli che tale accelerato sviluppo può comportare per la dignità e il valore della persona umana e delle comunità che formiamo.


La Chiesa universale ci ha invitato a discernere, riflettere e partecipare a un processo di sinodalità, e alcune delle nostre proposte rifletteranno i frutti del discernimento che abbiamo compiuto nelle diverse regioni del mondo. Inoltre, lo scorso mese di maggio, tutti noi abbiamo ascoltato con gioia l’“Habemus Papam” e abbiamo celebrato l’annuncio che il nostro fratello Robert Prevost è stato eletto come prossimo Vescovo di Roma e Pontefice della Chiesa Cattolica. Papa Leone XIV, nella sua omelia durante la Messa di apertura allo Spirito Santo nella splendida Basilica di Sant’Agostino ieri sera, ci ha ricordato gli elementi essenziali dell’ascolto, dell’unità e dell’umiltà nella nostra vita cristiana e nel nostro cammino come agostiniani.


Stiamo celebrando il nostro Capitolo Generale del 2025 durante un Anno Giubilare. Come sappiamo, è l’Anno Giubilare della Speranza. San Paolo ci ricorda con parole incoraggianti: “La speranza non delude.” (Romani 5,5) Papa Francesco ha aperto l’Anno Giubilare e la Porta Santa nel dicembre 2024, e ora siamo benedetti di poter celebrare il nostro Capitolo come frati, guidati dalla Speranza nel nostro pellegrinaggio.


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Certamente sappiamo, grazie a Sant’Agostino, il dottore dell’interiorità, che volgere lo sguardo all’interno è la via per scoprire il nostro fine ultimo. Nel Sermone 311 egli predicò: “Ritorna al tuo cuore e da lì a Dio. Stai tornando a Dio, come vedi, dal luogo più vicino possibile, se sei tornato al tuo cuore” (Sermone 311, 13). Così comprendiamo che, mentre andiamo verso le periferie nella nostra missione, non dobbiamo mai dimenticare l’importanza di tornare all’interiorità per cercare rifugio in Colui che ci chiama al servizio. Preghiamo nel Salmo 91,2 che il SIGNORE è nostro rifugio e nostra fortezza. Pertanto, dobbiamo sempre e in ogni momento rifugiarci nel Signore.


Questo sarà condiviso da tutti. Non è forse questo esattamente ciò che significa essere agostiniani? Essere in relazione ci spinge a trascenderci e a condividere. Ogni interazione personale esige condivisione a diversi livelli: fisico, psicologico, emotivo e spirituale. Quando questi vengono offerti per il bene comune, nella relazione con il fratello o la sorella, si realizza pienamente la chiamata a essere umani.


La nostra incorporazione come Corpo di Cristo è la ragione per cui Agostino insiste nel ministero per la salvezza dell’altro, nella sua insistenza sul bene comune. Quando riconosco l’amore di Dio che è stato riversato nel mio cuore (Romani 5,5), solo allora la mia relazione con Dio diventa autentica. Da quella relazione d’amore, posso dunque uscire verso la periferia e avvicinarmi al mio fratello e alla mia sorella.



Cercare il bene comune agendo per la salvezza dell’altro, descritto dal comandamento evangelico “amare il prossimo”, è l’amore che ci obbliga a condividere la nostra missione nel nostro pellegrinaggio verso Dio. È l’amore che, quando si realizza, permette anche di amare Dio. È nella carità che Dio ha un volto, delle mani, dei piedi e degli occhi. Agostino ci dice: “Quale volto ha l’amore? Quale forma? Quale statura? Quali piedi? Quali mani ha? Nessuno può dirlo. E tuttavia, ha dei piedi, perché essi conducono gli uomini alla chiesa; ha delle mani, perché esse si tendono verso i poveri; ha degli occhi, perché con essi consideriamo il bisognoso: Beato colui, si dice, che considera il misero e il povero.” (ep. Io. tr. 7,10)


Agostino predicò sulla necessità di riconoscere il dovere di rispondere alla vocazione dell’amore. Il messaggio che rivolse ai suoi ascoltatori fu che esiste un obbligo per tutti di riconoscere che la salvezza è un avvenimento comunitario che si gusta nello scambio comune dell’amore. Nel descrivere la comprensione agostiniana dell’amore per il prossimo, dilectio proximi, Hannah Arendt scrive: “Ogni essere amato è solo un’occasione per amare Dio.”

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